Ciao a tutte, non ho particolari storie da raccontare sul primo ciclo,
se non che avevo dodici anni, sapevo che sarebbe arrivato ed ero molto
contenta ( anche adesso, sembra folle ma a me piace avere le
mestruazioni) . più che altro vorrei raccontare una cosa che mi aveva
colpito moltissimo,quando l'ho sentita circa 15 anni fa, e a cui penso
ancora. non riguarda me, ma la madre del mio primo ragazzo, una donna
immigrata a Milano dalla Puglia, negli anni 70, arrivata nel retro di un
camion; beh quando le è arrivato il ciclo, oltre a non sapere
assolutamente cosa fosse, è stata picchiata dalla madre...chissà perchè
poi...forse per farle capire da subito cosa sarebbe stata la sua vita.
davvero una terribile violenza. [Sara]
9 marzo 2004.
Mattinata qualunque di una primavera diversa. Ero in seconda media, e le cose andavano piuttosto bene. Avevo smesso con le bambole, ma leggevo ancora Topolino; avevo già il diritto di leggere i romanzi di mia madre, anche quelli dove si denotavano chiaramente le caratteristiche sessuate dei personaggi (Topolinia è invece un posto dove non si scopa…) ma avevo ancora il diritto di dire “Son troppo piccola per leggere i libri di Grazia Deledda” –per inciso, lo sono ancora.
Bell’età.
Grandi cambiamenti nel mio corpo e nella mia testolina giudiziosa. C’erano le tette e i fianchi, e i capelli crespi, e i baffetti che la maggior parte delle ragazzine sarde non vede l’ora di togliere. Mancavano solo loro. Le mestruazioni. Non ne avevo mai parlato con le amiche, ma sapevo da mia madre, Membra del Consiglio delle Genitrici che si riuniva massonicamente ogni giovedì al mercato del paese, i nomi e i cognomi di tutte le “Signorine” della mia età.
Non mi hanno mai fatto paura, le mestruazioni. Ricordo vagamente di una spiegazione della dolce Bianca Pitzorno che diceva, in uno dei suoi romanzi, che il sangue che veniva giù con le mestruazioni altro non era che “la casetta” e il nutrimento per un/una ipotetic* nascitur*. E che se questo non c’era si spazzava via tutto, con cadenza mensile, per poi ricrearsi. Chiaramente aggiunsi a questa spiegazione dolcedolce e teneratenera la visione di mia madre con i mal di pancia che in quei giorni si lavava più del solito. Ma nessuna accezione ripugnante era stata data a questo misterioso fenomeno, che in realtà a me sembrava piuttosto figo, visto che ce le avevano solo le donne adulte. Tanto che, a 8 anni, per provare l’effetto che faceva , presi un salva-slip di mia madre e ci disegnai delle macchiette con il pennarello rosso. Peccato che mia madre non mi credette, trovo tutt’oggi lo scherzo divertentissimo!
Insomma, mattina del 9 marzo del 2004 (festeggio il doppio lustro quest’anno!), pronta per affrontare una nuova giornata di scuola. Stranamente sento il bisogno di far la pipì prima di uscire. Ed eccola, la macchietta color rubino, incastonata sui miei slip con le fragoline. Eccole. “Uffffffffffffffcccccheppppallle!!! MAAAAAMMMAAAAA, MI SONO ARRIVATEEEEE!!!” urlai dal bagno. Mia madre mi portò un assorbente, forse bofonchiò un “Ora sei diventata grande” ma poi arrivarono i consigli per la scuola, “portati questi e se ti senti male chiamami non avere paura o imbarazzo è una cosa normale se hai bisogno chiedi anche alla professoressa stai calma stai tranquilla eh poi stamattina ti vado a comprare gli assorbenti leggeri speriamo che tu non sia come me che perdo litri di sangue ti compro quelli arancioni ok poi magari..”. Ok, ok, ok.
Andai a scuola.. diversa. Davvero. Ma non avevo paura, anzi. Contrariamente a quanto fecero le mie compagne di scuola, glielo annunciai solennemente. Confessandoci così i pensieri sulle mestruazioni che fino a quel momento erano rimasti in sordina. Mi sentivo più grande, più forte. E alla ricreazione mia madre venne a scuola per vedere come stavo. “Benissimo”, le risposi, con un sorriso smagliante e un’amica a braccetto. Trovai anche il coraggio di rispondere a tono al bulletto ripetente della scuola, che cercò di farmi uno sgambetto. “Da oggi non mi dovrà più rompere le scatole”, dissi decisa alla mia amica “visto che sono una donna”. Infatti poi divenne il mio primo fidanzatino.
Scoprii solo successivamente che per alcune ragazze il ciclo era stato un trauma, una vergogna, il diktat relativo alla fine dell’infanzia. E c’è gente che ha pianto per giorni.
E invece no, per me il “che palle!” liberatorio era bastato.
E le mestruazioni sono diventate simpatiche compagne di viaggio che mi fanno sentire, a modo loro, quanta vita pullula nel mio basso ventre. [Alessia]
Non pensavo avrei mai scritto delle mie mestruazioni, ma ora scopro di avere voglia di farlo :)
Se avete voglia, scrivete a ritentasaraipiufortunato@outlook.it
P.S. Io vorrei rispondere a tutte voi per ringraziarvi di queste bellissime storie, ma outlook m'ha bloccato l'account e posso solo ricevere. Ma immaginatemi mentre leggo, sorrido e vi ringrazio di cuore.
Il mio Primo ciclo lo ricordo perfettamente ahahha!
Ovviamente non c’è mai stata una spiegazione dettagliata di
cosa significasse diventare “signorine”… ma sapevi che prima o poi toccava pure
a te…sapevi che un tot di giorni al mese
eri “diversa”… bha!
Comunque ricordo perfettamente quel giorno, come ogni
mattina mi sono svegliata per andare a scuola, 2^media, quel giorno in particolare ero proprio
contenta di andarci poi!!!!
Colazione… bagno… io sulla tazza… tiro giù le “mutandine”
(tutto che finisce in INE a quella età grrrr) macchia rossa e io che urlo dal
bagno…"PAPÀÀÀÀÀ" Eh, sì… hiamai papà invece che mamma!!!
“che pizza proprio
oggi che ho la finale del torneo di calcetto!!!!”
Spettacolo!
Poi passai a mia mamma e alla sua istruzione su
come mettere quegli assorbenti alti un metro!
Per la cronaca….la partita la giocai e vincemmo! ;) [Romina]
Mattinata qualunque di una primavera diversa. Ero in seconda media, e le cose andavano piuttosto bene. Avevo smesso con le bambole, ma leggevo ancora Topolino; avevo già il diritto di leggere i romanzi di mia madre, anche quelli dove si denotavano chiaramente le caratteristiche sessuate dei personaggi (Topolinia è invece un posto dove non si scopa…) ma avevo ancora il diritto di dire “Son troppo piccola per leggere i libri di Grazia Deledda” –per inciso, lo sono ancora.
Bell’età.
Grandi cambiamenti nel mio corpo e nella mia testolina giudiziosa. C’erano le tette e i fianchi, e i capelli crespi, e i baffetti che la maggior parte delle ragazzine sarde non vede l’ora di togliere. Mancavano solo loro. Le mestruazioni. Non ne avevo mai parlato con le amiche, ma sapevo da mia madre, Membra del Consiglio delle Genitrici che si riuniva massonicamente ogni giovedì al mercato del paese, i nomi e i cognomi di tutte le “Signorine” della mia età.
Non mi hanno mai fatto paura, le mestruazioni. Ricordo vagamente di una spiegazione della dolce Bianca Pitzorno che diceva, in uno dei suoi romanzi, che il sangue che veniva giù con le mestruazioni altro non era che “la casetta” e il nutrimento per un/una ipotetic* nascitur*. E che se questo non c’era si spazzava via tutto, con cadenza mensile, per poi ricrearsi. Chiaramente aggiunsi a questa spiegazione dolcedolce e teneratenera la visione di mia madre con i mal di pancia che in quei giorni si lavava più del solito. Ma nessuna accezione ripugnante era stata data a questo misterioso fenomeno, che in realtà a me sembrava piuttosto figo, visto che ce le avevano solo le donne adulte. Tanto che, a 8 anni, per provare l’effetto che faceva , presi un salva-slip di mia madre e ci disegnai delle macchiette con il pennarello rosso. Peccato che mia madre non mi credette, trovo tutt’oggi lo scherzo divertentissimo!
Insomma, mattina del 9 marzo del 2004 (festeggio il doppio lustro quest’anno!), pronta per affrontare una nuova giornata di scuola. Stranamente sento il bisogno di far la pipì prima di uscire. Ed eccola, la macchietta color rubino, incastonata sui miei slip con le fragoline. Eccole. “Uffffffffffffffcccccheppppallle!!! MAAAAAMMMAAAAA, MI SONO ARRIVATEEEEE!!!” urlai dal bagno. Mia madre mi portò un assorbente, forse bofonchiò un “Ora sei diventata grande” ma poi arrivarono i consigli per la scuola, “portati questi e se ti senti male chiamami non avere paura o imbarazzo è una cosa normale se hai bisogno chiedi anche alla professoressa stai calma stai tranquilla eh poi stamattina ti vado a comprare gli assorbenti leggeri speriamo che tu non sia come me che perdo litri di sangue ti compro quelli arancioni ok poi magari..”. Ok, ok, ok.
Andai a scuola.. diversa. Davvero. Ma non avevo paura, anzi. Contrariamente a quanto fecero le mie compagne di scuola, glielo annunciai solennemente. Confessandoci così i pensieri sulle mestruazioni che fino a quel momento erano rimasti in sordina. Mi sentivo più grande, più forte. E alla ricreazione mia madre venne a scuola per vedere come stavo. “Benissimo”, le risposi, con un sorriso smagliante e un’amica a braccetto. Trovai anche il coraggio di rispondere a tono al bulletto ripetente della scuola, che cercò di farmi uno sgambetto. “Da oggi non mi dovrà più rompere le scatole”, dissi decisa alla mia amica “visto che sono una donna”. Infatti poi divenne il mio primo fidanzatino.
Scoprii solo successivamente che per alcune ragazze il ciclo era stato un trauma, una vergogna, il diktat relativo alla fine dell’infanzia. E c’è gente che ha pianto per giorni.
E invece no, per me il “che palle!” liberatorio era bastato.
E le mestruazioni sono diventate simpatiche compagne di viaggio che mi fanno sentire, a modo loro, quanta vita pullula nel mio basso ventre. [Alessia]
Non pensavo avrei mai scritto delle mie mestruazioni, ma ora scopro di avere voglia di farlo :)
Il
mio primo ciclo è arrivato quando frequentavo la quinta elementare,
avevo poco più di dieci anni. Mia sorella mi aveva parlato delle
mestruazioni, ma al tempo credo di averlo rimosso, e nessuna delle mie
compagne di classe le aveva ancora.
Un giorno facendo pipì noto una macchiolina sulle mutante, ma non
sapendo cosa fosse, le ho semplicemente cambiate. Poco dopo, stessa
storia... allora ho chiesto spiegazioni alla mamma che, alzando gli
occhi al cielo, dice: "Oh no! Di già?!" e mi insegna a mettere
l'assorbente.
E via ai comunicati a famiglia, parenti più o meno stretti, amiche... cosa che non mi ha disturbato.
E via ai comunicati a famiglia, parenti più o meno stretti, amiche... cosa che non mi ha disturbato.
Purtroppo i primi anni non ho vissuto bene questo cambiamento: per
esempio ricordo che provavo vergogna a buttare l'assorbente davanti ai
maschi di famiglia oppure quando dovevo cambiarmi ad educazione fisica.
Sono una persona abbastanza timida e ho vissuto i cambiamenti puberali
chiudendomi ancora di più in me stessa. A posteriori posso dire che
avrei voluto avere più informazioni e soprattutto che qualcuno mi
dicesse: è tutto ok, sei una donna e il tuo corpo funziona così, non c'è
nessuna "vergogna"; cosa che ho compreso solo più avanti, informandomi
per conto mio. [Nadia]
Se avete voglia, scrivete a ritentasaraipiufortunato@outlook.it
P.S. Io vorrei rispondere a tutte voi per ringraziarvi di queste bellissime storie, ma outlook m'ha bloccato l'account e posso solo ricevere. Ma immaginatemi mentre leggo, sorrido e vi ringrazio di cuore.
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