Avevo 12 anni. Dato ricorrente, a quanto leggo. Non
e' un caso che in Est Asia il tempo sia scandito proprio da cicli di 12
anni. Ma questa e' una consapevolezza che mutuai in seguito. A 12 anni
mi sentivo una bambina strana, che faceva cose strane. più' in la'
compresi che questa sensazione corrispondeva al vero, ma me ne feci un
vanto. A 12 anni, invece, era tutto un conflitto tra me, me stessa e le
mie me stesse. Quella che amava la sua stranezza, quella che ne
soffriva, quella che non capiva, quella che voleva essere come mia
sorella, quella che mia sorella non la sopportava, quella innamorata,
quella che l'amore percarita'…coi maschi poi…quella che era un
maschiaccio e quella che non sopportava di essere definita maschiaccio.
Convinta che il mondo vedesse tutte le mie debolezze come un'ape
nell'ambra, non mi accorgevo che il mondo mi vedeva con una faccia a
punto interrogativo. L'arrivo del ciclo fu una gioia totale. Sapevo già
tutto. Vivendo praticamente in un gineceo (5 donne, cui si aggiungeva la
signora che aiutava mia madre a casa e il solo mio padre), questioni di
assorbenti, dolori, madonne varie, connessione con fertilità erano
chiarissimi. Non vedevo l'ora di "sviluppare" (questo il termine che si
usava da me). Perché mia madre ha sempre superato le empasse attraverso
la scientificità'. Sorvolando, pero', su qualche questione più
personale. Quindi, ad esempio, ero perfettamente consapevole del
meccanismo che porta alla formazione dei bambini, ma avevo grandi dubbi
circa le dinamiche (tipo: la penetrazione. Mi chiedevo, dunque, come
facessero gli spermatozoi, una volta usciti dal pene, a trovare le
ovaie…mi immaginavo due persone sdraiate su letto, l'una affianco
all'altra, che aspettavano pazientemente che la fila di spermatozoi,
come una processione, uscisse da un buco per entrare in un altro. Lascio
immaginare il mio terrore, per un certo periodo, di sdraiarmi sul letto
dei miei!). Insomma, ero pronta, non vedevo l'ora di entrare anche io
nel mondo delle "donne". La mia paura di morte l'avevo avuta con le
precedenti perdite bianche (di cui nessuna si era premunita di
avvisarmi). Mi ricordo che i giorni prima ero più' energica e lunatica
del solito…sentivo che stava accadendo qualcosa, ma per quanto ne sapevo
potevano anche essere apparizioni aliene in vista. Poi ricordo che la
mattina successiva (la scoperta era avvenuta al tramonto), andai
festante a chiamare la mia amica Francesca, che abitava nel mio palazzo,
con cui andavo a scuola. Suonai il campanello, e la prima frase che
proferii fu: "che scomodo questo assorbente", che voleva dire "Fra',
sono donna anche io!"….lei aveva avuto il menarca un anno prima, e la
differenza tra il mio corpo di bambina e il suo di …quasi donna,
all'epoca così' mi appariva, mi faceva soffrire. Nel delirio delle
scuole medie (che periodo orrendo!), il mio ciclo mi consegnava
all'accettazione di un gruppo di ragazze "più' grandi", da cui mi
sentivo esclusa. Sensazione di inclusione durata, in realtà', il tempo
del primo ciclo. Poi ho iniziato a realizzare che sarei sempre stata
"strana", con ciclo o senza. Perché le mestruazioni, ad esempio, le
chiamavo proprio così', (le mie compagne di classe ricorrevano a
nomignoli che mi disgustavano: il marchese, i pesci rossi, le mie
cose….)e non mi vergognavo di nominarle davanti a chiunque, di qualunque
genere o età. Anzi, ricordo che fui io a spiegare ad alcuni compagni
di classe l'intero funzionamento del ciclo ovarico, sotto gli occhi
atterriti, maliziosi, imbarazzati e comunque escludenti di molte mie
compagne… non tutte, ma molte. Ricordo che mi chiesero, alla fine, come
avessi fatto… a far cosa? mi chiedevo. A parlare di queste… cose… E me lo
chiesi anche io come avessi fatto, per rispondermi che… l'avevo fatto e
basta, che non ci vedevo nulla di strano. Che la cosa che mi sembrava
strana e' che ci fossero maschi di 12-13 anni che ancora confondessero
il termine "mestruazione" con "pastorizzazione" (sic.), questo si' assai
disgustoso, e che ragazze di 12-13 anni non si facessero la doccia per 5
giorni, perché "in quei giorni" non si fa… "in quei giorni, il signor
Marchese venne e disse: non pastorizzerai latte, tu donna impura, e non
ti laverai, per mostrare al mondo la tua sozzura"…. ecco, dissi qualcosa
del genere. Compresi di essere strana veramente. Ma, appunto, iniziai ad
apprezzare il senso di ciò. Per apprezzarlo completamente, però, ci
sono voluti altri 20 anni circa in più.
Per raccontarmi le vostre storie: ritentasaraipiufortunato@outlook.it
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