giovedì 21 luglio 2011

Guidiamo ancora.


Un'altra donna è stata arrestata.



La Repubblica parla (sì, nella sezione "motori". Sì, mortacci loro) di un'altra donna arrestata in Arabia Saudita per aver guidato un'automobile.

Dopo il 17 giugno l'attenzione degli occidentali è calata. Almeno quella dei media ufficiali.
Ho letto la notizia ieri per caso, mentre cliccavo annoiata sui siti di informazione.

E' stata arrestata e poi rilasciata perché il padre ha fatto da garante.


Qui un bell'articolo di Sergio Di Cori Modigliani, con l'appello delle sorelle saudite: ABBIAMO BISOGNO DI TUTTI.

Quello che noi possiamo fare è continuare ad informarci.

Su faccialibro c'è una pagina con lo stesso nome dell'
evento di cui vi avevo parlato: Io Guido con Manal - I drive with Manal.

Ancora una volta, facciamo sentire alle donne saudite che non sono sole, che noi siamo con loro.

Non è niente, lo so, ma le sorelle chiedono aiuto e quello che possiamo fare è amplificare la loro voce.


Women2Drive





AGGIORNAMENTO 18 agosto 2011

Torno dalle vacanze, apro la pagina su facebook e trovo una sorpresa: Manal ci ha scritto per ringraziarci.

"Hello ladies... this is Manal Alsharif.. I ran out of words to see the love and support to our case in Saudi Arabia... I promise you we won't stop till we get our full rights as women and human beings.. starting from this very basic right... driving.. Love you all"

E come se non bastasse, stamani trovo la sua foto col nostro logo, quello con la macchinetta tutta storta disegnato da me.

Non ho parole per raccontarvi l'emozione.

Continuiamo a supportare le sorelle saudite!

mercoledì 20 luglio 2011

Dieci anni

20 luglio 2001 - 20 luglio 2011




Carlo


Io non c'ero a Genova. Avevo un lavoro nuovo. Dovevo restare qui.
Dal primo fotogramma di corteo, ho pensato che decisamente ero rimasta nel posto sbagliato.
E poi la morte di Carlo.
E l'irruzione alla Diaz.
E il massacro di Bolzaneto.

Nemmeno una volta in questi dieci anni ho pensato di essere fortunata per non essere stata lì quei giorni.
Al contrario, ogni volta che penso a quel luglio, mi sento come se avessi tradito.

martedì 19 luglio 2011

Ni una mas!


Copio e incollo qui l'appello di mia Sorella S.

Il femminicidio nello Stato di Chiuhua, MESSICO:
Marisela Ortiz dell'Associazione Nuestras Hijas de Regreso a Casa di Ciudad Juarez chiede

400 foto di donne, di spalle.

Le foto saranno utilizzate dall'artista Elina Chauvet, che ne farà una tela per dare visibilità alle donne uccise nel 2010 in Messico.

Inviamo le foto, con nome cognome (o "Anonima"), luogo a mariselaortiz@gmail.com e elinachauvet@hotmail.com.




Farci una foto è facile, ma forse non cambierà la situazione di Ciudad Juarez. Ma Marisela Ortiz e le altre potranno sapere che non sono sole. Sapranno che il sangue versato in Messico è il sangue di tutte noi.

Ni Una Mas


El femicidio es un asunto de interés mundial, una cuestión de lesa humanidad, sobre todo cuando es producto del crimen organizado internacional e involucra a autoridades del gobierno.





Di anonimi, guerre e morte ammazzate.


Finalmente anche io ho il mio anonimo commentatore.

Maschilista, misogino, violento e ignorante quanto basta.

Quando ho visto che erano arrivati nuovi commenti al post sul pensiero del prete dopo lo stupro di Fano dopo
qualche giorno di silenzio e assenza, sono corsa a leggere, convinta di trovare qualche nome conosciuto.

E invece ho avuto una gradita sorpresa: ho un anonimo tutto mio!

E non è come gli altri, un berlusconiano innamorato del capo o un becero fascista: è proprio un anonimo fatto apposta per me.
Odia le donne, ci considera tutte un po’ troie, nega la violenza di genere (storielle inventate da qualche ragazzetta che prima la fa vedere e poi si tira indietro) e cose del genere. Non ha ancora parlato di nazifemminismo, ma secondo me è questione di tempo.

Davvero, per me è un’emozione.
Insomma, come ha scritto Lorenzo, il fatto che tanta merda sia arrivata qui da me, su un blog praticamente invisibile, vuol dire che in qualche modo quello che scrivo ha un senso e magari non sono solo i miei amici frociimpotentimortidifiga e le mie amiche lesbichebacchettoneputtanefrigide a leggerlo.

Comunque, si presenta con un “sono pienamente d'accordo!”, per quanto su cosa sia d’accordo il tipo resti per me un mistero.

Fin dalle prime battute liquida anni di ricerche sulla violenza di genere con poche, semplici e lapidarie parole:

la violenza nasce prima di tutto dalla mancanza di rispetto verso la donna e da rancori personali...
Ma la domanda è: le ragazze di oggi meritano rispetto ? e la risposta è no!!
Non fraintendere, non dico che la violenza è giusta, dico che in alcune persone può scattare l'aggressività per situazioni vissute in precedenza...


Magalli style: so’ quelle che te ce portano. Un classico intramontabile, troppo retrò e sicuramente poco fantasioso, ma tra i maschilisti ha sempre un certo seguito.

Immagino che tra le “situazioni vissute in precedenza” possa essere annoverato il rifiuto di una profferta sessuale o roba simile.Insomma, se non me la dai sei sostanzialmente una troia e quindi io sono autorizzato a fare quello che meglio credo.

È talmente preso dal veleno, che dopo averci raccontato di quanto l’abbia stancato la “donna angelo”, che poi in realtà è una troia che la dà al professore per passare un esame, ci spiega quale sia la sua idea sulla violenza:

in ufficio si offendono se gli dici che hanno delle belle cosce, ma se glielo dice il capo reparto, poi le mostrano ancora di +, si sentono violentate per un pizzico sul sedere in autobus, poi scopri che di nascosto girano video da mettere nei siti hard dove si fanno defecare addosso da altre ragazze (ti giuro, mi è successo!)

Ora, sarebbe bello spiegargli che tra il mettere le mani addosso ad una ragazza sul bus e la ragazza stessa che fa filmini hard c’è un abisso, ma non sono un’esperta, quindi passo oltre.
Per quanto non riesco a trattenere un sorriso sul “ti giuro, mi è successo!” Cosa? Aver palpato una, essere stato preso a ceffoni e poi averla ritrovata su you porn durante una serata solitaria?

Il mondo delle donne si basa sullo sfruttamento quanto quello dell'uomo, una donna se è carina e non stupida ha sempre maggiori possibilità di un uomo nella vita e la vagina è un'arma come il pene, ma tutto questo non si dice perchè non torna comodo, meglio il solito piantarello da vittima...

Il solito piantarello da vittima… insomma, alla fine di certo se uno ti mette le mani addosso è perché voi

Avete rotto le palle, le rogne ve le cercate, e sempre + uomini si stanno rendendo conto, la violenza nasce quando la si sente come tale solo per la donna, mai per l'uomo, quando ci saranno leggi contro le donne, penserò a far rispettare quelle contro gli uomini
finchè non ci sono... solidarietà maschile...


Anche davanti allo stupro: solidarietà maschile. Cielo, meno male che non sono un maschio, perché mi farebbe schifo avere la solidarietà di questo qui.
Le leggi, vorrei tanto dire al caro Anonimo, sono uguali per tutti. Se tu mi stupri, vai (dovresti andare) in galera. Se io ti stupro, mi capiterà altrettanto.

Ecco come sono i maschilisti: negano la violenza, rigirano i discorsi, minimizzano e insultano.
Tutte puttane, tutte se la cercano e se poi le “pizzichi” sul sedere, tutte pronte a darti del molestatore.
Alla domanda diretta di un’amica che gli chiede se sta ancora con l’idea che le donne so’ tutte mignotte, tranne la mamma e la sorella, l’Anonimo non si tira indietro: sa bene come rispondere:

non so se tutte le donne siano puttane tranne mia madre e mia sorella, ma in base alla mia esperienza personale la maggior parte lo sono, e visto che così la pensano molti uomini che conosco, forse qualcosa di vero ci sarà, ma alle donne conviene dire che siamo maschilisti, altrimenti bisognerebbe affrontare argomenti scomodi

Ci sarebbe da chiedere che razza di uomini conosca questo tizio, ma in effetti se sono amici suoi la domanda perde parecchio di senso.
Argomenti scomodi. Cosa? Quali? Che ci sono di donne che fanno sesso promiscuo e occasionale con gioia e che però si negano a degli sfigati che poi corrono a piangere sui blog altrui? Be', quale sarebbe la scomodità dell'argomento? Il sesso mica è appannaggio dei maschi. Lo facciamo anche noi e siamo liberissime di scegliere come, dove, quando e con chi.

o la legge vale per tutti o non vale per nessuno, se vuoi qualcosa mi devi dare qualcosa, a me non scandalizza che ci siano le molestie sul lavoro, non più di quanto mi scandalizzano certi comportamenti femminili, o la legge punisce entrambi o non punisce nessuno!

Insomma, se te ti metti una minigonna e io ti molesto, nessuno può accusarmi senza accusare te.
Gonna corta=puttana. So’ le basi.
E se tu hai una scollatura profonda e io ti salto addosso, in galera ci devi venire pure te che non avevi il dolcevita. Mi hai provocato, ero ottenebrato dalle tue tette e quindi in realtà mi hai indotto allo stupro. Una specie di mandante.

A me questa dignità "a tempo" delle donne mi è sempre stata sulle balle, penso che dovrebbe essere depenalizzato (come per esempio non è reato uno che ti dice una parolaccia nel traffico quando gli tagli la strada), e quando sento di uno dei miei fratelli che viene privato della sua libertà per una sciocchezza del genere, ti confesso che la rabbia e il rancore sono molto alti...

“Uno dei miei fratelli che viene privato della sua libertà per una sciocchezza del genere”.
Ecco.
Come in “processo per stupro”.
Una sciocchezza. Una leggerezza. Lei ci stava. O almeno sembrava che ci stesse. E poi è una poco di buono, fa i filmini zozzi e mi ha preso in giro. Giudice, mi ha provocato!

Ma il vero problema dell’anonimo sembra essere un altro: deve essere stato rifiutato più volte e c’è sempre ricascato.
Sono bastati un sorriso e gli occhi languidi di una bellissima strega che poi lo ha

profondamente umiliato lasciandolo per il tizio x che ha la ferrari, o magari gli ha fatto gli occhi dolci per costringermi a farle un favore, illudendomi di darmi qualcosa che non ha intenzione di darmi...

Cacchio, se mi fai gli occhi dolci vuol dire che vuoi scopare, poi non puoi mica tirarti indietro. Ti ho fatto un favore, mi hai obbligato, costretto, ora me la devi dare.

E se provi a tirarti indietro non c’è problema, ti scopo uguale e poi dirò che mi hai provocato, che ci stavi, che fai i filmini zozzi con le tue amiche.

L’amica B ha fatto una perfetta esegesi del suo commento, con attenzione e precisione, punto per punto e finalmente lui riesce a scrivere apertamente quello che pensa per risponderle:

io non ho nessun problema, continuerò a giustificare certi comportamenti, come è giusto che sia, e per il resto ci sono tante 18 enni rumene in strada, non ho mai avuto bisogno del club della mano amica, magari costano meno di te, ma quando sarò diventato dirigente ne riparleremo, sempre che tu non sia diventata troppo vecchia o dirigente pure te grazie a pompini elargiti in quantità...

La parità uomo-donna non esiste, perchè alle donne non gliene frega niente, vogliono solo sottometterci, questa è una guerra ed è meglio vincerla che perderla...

i guai che avete ve li cercate


Eccoli i misogini. Giustificano la violenza, sono “fratelli” degli altri stupratori, sono nemici delle donne puttane che non la danno (a loro) e sono in missione di guerra: una guerra che è meglio vincere.
Magari ammazzandoci tutte.

per fortuna sempre + uomini la pensano come me, si stanno svegliando...
 
Sì. E infatti dall’inizio dell’anno i suoi fratelli hanno ucciso più di ottanta mie sorelle.

giovedì 14 luglio 2011

mercoledì 13 luglio 2011

Se ti stuprano è perché sei una zoccola


Tempo fa durante la Notte Bianca di Fano una ragazzina è stata stuprata da alcuni coetanei.

Don Giacomo Ruggeri, Portavoce del Vescovo Trasarti della Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola non riesce a resistere al caritatevole impulso di rendere nota la sua opinione.

Copio e incollo da
qui e ringrazio METILPARABEN perché è da lui che ho trovato la notizia e come lui vi avverto che la lettura di una simile merda vi manderà in bestia.
 



Nel giorno in cui la Chiesa celebra solennemente il Corpus Domini (Corpo e Sangue di Cristo) presente nell’Eucaristia la Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola esprime  sofferenza e vergogna per l’atto di violenza a danno di una adolescente  nel corso della “Notte bianca” nella città di Fano. Le prime parole sono per la famiglia della ragazza e per lei stessa: una qualsiasi forma di violenza, specie quella fisica, segna coscienza e cuore per sempre. Anche il tempo fatica a cancellarle.



La coincidenza con la solennità cristiana del Corpus Domini ci deve far riflettere sull’accellerata e pseudo emancipazione che le ragazze di oggi hanno acquisito rispetto alle loro coetanee di alcuni fa. Mentre si ribadisce la ferma condanna di quanto accaduto si assiste ad una sempre più accentuata esibizione del proprio corpo. Il corpo è un dono, il corpo è sacro. È un regalo grande che la vita ha fatto ad ogni persona e non può essere mai pensato come ostentazione di sé e tanto meno come oggetto.



L’aspettativa nei confronti di tali eventi è molto alta e la proposta e l’offerta è basata prevalentemente sul commercio. I violenti e i più fragili, in tali situazioni di carica aspettativa che la festa richiede, sono i primi che ne pagano le conseguenze. Il modo di vivere la festa cristiana parte sempre dal basso, dal popolo, dalla gente. Vi è un convenire di diverso stile e modalità, partendo anche dalla dimensione importante dell’affettività, dello stare assieme, del saper fare festa, consci che la festa (o il suo contrario) abita in noi.



Di qui un appello ai genitori: l’educazione all’effettività dei figli passa anche (e non solo) attraverso la propria testimonianza di padre e madre in casa, nel modo di parlare e crescere nell’amore, nella stessa modalità di vestirsi perché siamo consapevoli che tutto parla di noi (parlare, vestire, amare, crescere, servire, uso del denaro, dei beni propri e del posto dove si vive) e tutto diviene linguaggio.



In tante parrocchie della Diocesi nei prossimi giorni prenderanno avvio campi scuola, esperienze di condivisione e di servizio. Per la ragazza, vittima di quanto accaduto partecipare ad una di queste esperienze proposte dalle parrocchie può aiutare a vivere e condividere concretamente con tanti ragazzi/e che amano la vita senza disprezzarla, che vivono il rapporto con il proprio corpo e quello dell’altro in modo sano senza farsi gioco di esso, che  non tutti i ragazzi sono malati.



Ai giovani invece che si sono macchiati di una ferita indelebile cosi forte, e alle loro famiglie, non si chiede solo un profondo e onesto esame di coscienza, ma si invita loro a guardare alle settimane, ai mesi e agli anni futuri, evitando di dimenticare troppo velocemente quanto accaduto. Unitamente al riconoscimento della colpa (che non può essere sufficiente) ci sia un serio, profondo, maturo cammino di recupero della propria identità di persone, del senso del dovere e del rispetto alla vita propria e altri, al valore del sacrificio, del denaro in tasca frutto di lavoro guadagnato con il sudore, in una società che ha attutito ogni desiderio perché tutto è facilmente reperibile imbarbarendo ogni istinto.



A questi giovani, rei di quanto compiuto, invitiamo a vivere un tempo molto prolungato al fianco di senza fissa dimora, servendo i pasti alla mensa dei poveri, in una casa per ragazzi e ragazze diversamente abili, imboccando chi non riesce a mangiare e facendo delle notti al fianco di ammalati in ospedale. Gesti quotidiani come questi, che i ragazzi non conoscono più, possono illuminare la coscienza, aiutando a ritrovare lo sfuocato senso di dignità umana che si deve ad ogni persona.



Ed eccola di nuovo.

La colpa, in fondo, è della ragazzina, vittima di una pseudo emancipazione che le ragazze di oggi hanno acquisito rispetto alle loro coetanee di alcuni fa e della sua famiglia, che non le ha insegnato a vestirsi in modo adeguato.
Ma un paio di settimane in parrocchia a qualche centro estivo faranno capire alla ragazza che esistono persone che amano la vita senza disprezzarla, che vivono il rapporto con il proprio corpo e quello dell’altro in modo sano senza farsi gioco di esso, che  non tutti i ragazzi sono malati.
Come se LEI disprezzasse il proprio corpo e avesse bisogno di stare in mezzo ai papa boys per guarire. Come se lo stupro fosse stato il risultato dall'assenza nella sua vita di una reale affettività. Finalmente capirà che se si fosse messa lo scafandro, allora non sarebbe stata stuprata (che poi, solo lei e chi l'ha violentata sanno come era vestita e non so perché, ma credo che uno schifoso stupratore non ti risparmierebbe perché hai su la tuta larga e una maglietta macchiata di caffè).

Quanto ai violentatori, potrebbero servire la cena ai barboni, mi pare una buona punizione per uno stupro o magari potrebbero andare a lavorare coi disabili, imboccarli, addirittura. Questo sì che gli farebbe capire la gravità delle loro azioni.

QUESTO è quello che certa gente continua a pensare davanti allo stupro: in fondo quella se l'è cercata e magari le è pure piaciuto. E' una poco di buono, li avrà provocati.

Ho mille cose ancora da dire, vorrei poter vomitare tutta la mia rabbia, ma incredibilmente, non trovo le parole. E mi piacerebbe poter dire che merda come questa esce solo dalle chiese, ma non è così e lo sappiamo tutte.

Ma oggi non ce la faccio.

Vaffanculo.

Giusto per la cronaca, ecco la "
precisazione" della Diocesi di Fano:

In merito a quanto riportato nel comunicato di domenica 26 giugno dove si esternava il senso di amarezza e sofferenza che la Diocesi ha vissuto e vive in merito alla vicenda di violenza sull’ adolescente, si precisa che la difesa e la tutela della giovane vittima – come di tutte le donne che ogni giorno subiscono violenza, spesso tacendo per paura di ritorsioni – e’ una difesa sulla quale non si discute. Si conferma e ribadisce, infine, che le vittime vanno sempre tutelate, sgombrando definitivamente il campo da ogni altra interpretazione.



 

La tua volontà non conta.


Finalmente lo hanno ammesso, senza ipocrisie, senza nascondersi dietro stronzate di fuffascienza, senza tirare in ballo Cristo risorto e roba simile.

Lo hanno ammesso apertamente: noi non contiamo niente.
La nostra volontà non conta niente.
Il libero arbitrio non vale quando si deve decidere sulla propria pelle.

La legge sul testamento biologico è passata alla Camera e non credo che farà tanta fatica al Senato.

In Italia nel 2011 noi non possiamo scegliere di morire come meglio crediamo.

Chi ci starà vicino in quel momento, se anche conoscesse la nostra volontà di "staccare la spina", non potrà -di fatto- fare niente.
Potrà decidere di combattere, come Piergiorgio e Mina Welby e la famiglia Englaro.
Potrà pagare per lasciarci morire in pace (non raccontiamoci storie: i soldi contanti aprono tante porte, anche quella dell'al di là).
Potrà abbandonarci su un letto di ospedale fino alla fine.
Ma noi, i nostri desideri, le nostre convinzioni, non avremo voce, non potremo decidere come finire la nostra vita.

(Le frasi tra virgolette sono prese da Repubblica.it).

Il primo articolo di quest'orrore "riconosce e tutela la vita umana, quale diritto inviolabile e indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell'esistenza e nell'ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge", e vieta esplicitamente "ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza o di aiuto al suicidio, considerando l'attività medica e quella di assistenza alle persone esclusivamente finalizzate alla tutela della vita e della salute nonchè all'alleviamento della sofferenza".

Come un baleno, mi viene in mente che questo può in qualche modo essere letto come un primo pericolosissimo passo per devastare anche la 194: se l'aborto sarà considerato per legge un omicidio, allora vedrete che anche lì si straparlerà di "tutela della vita e della salute" e non serve sottolineare che non saranno la vita e la salute della donna ad essere tutelate.

Il terzo articolo parla di "dichiarazioni anticipate di trattamento", che però dovranno essere "in conformità a quanto prescritto dalla presente legge".
Fa quasi ridere: mi chiedi cosa voglio, ma poi mi dici che non posso volerlo perché è illegale.

Almeno abbiate l'onestà di dirmi che di quello che  io  voglio per me non ha nessun valore.
Ci guadagnereste, paradossalmente.
Vi schiferei comunque, ma in un momento di estrema bontà riuscirei a riconoscervi una certa coerenza. 

In pratica io posso "dichiarare esplicitamente quali trattamenti ricevere, ma non escludere quelli a cui non desidero essere sottoposta".
Quindi, di fatto, non posso fare niente.

Perché mi è impedito per legge di dichiarare esplicitamente che io non voglio essere tenuta in vita da una macchina, non voglio essere nutrita e idratata artificialmente per il resto dei miei giorni.

E questo è detto chiaramente: alimentazione e idratazione "devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento".

Sono obbligata per legge a "vivere" attaccata a un sondino.
Un gruppo di gente che sta seduta comoda e allegra in Parlamento, tra una dormita e una partita con l'I-Pad, decide quello che sarà il mio fine vita.

Il sesto articolo decide anche della mia vita familiare: "l'unico soggetto legalmente autorizzato ad interagire con il medico" è un fiduciario nominato dal paziente  e se questo non l'ha fatto, allora "i suoi compiti saranno adempiuti dai familiari nell'ordine previsto dal codice civile".

Quindi mogli, mariti, genitori. Non c'è altro in Italia nel 2011.
Non ci sono altre relazioni, non esistono altri affetti.
Puoi vivere una vita intera con una persona, puoi amarla,rispettarla, puoi condividerci un'esistenza, ma per la legge, siete niente.
Le coppie omosessuali, poi, sono ancora meno di niente: c'è ben poco che sia meno previsto dal codice civile in questo paese.
Vogliono controllare le nostre vite, sotto ogni punto di vista.

E comunque le DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento) non hanno nessun valore vincolante.

Senza girarci tanto intorno: "Gli orientamenti espressi dal soggetto nella sua dichiarazione anticipata di trattamento sono presi in considerazione dal medico curante che, sentito il fiduciario, annota nella cartella clinica le motivazioni per le quali ritiene di seguirle o meno".

Dipenderà da quanto culo avremo nel trovarci davanti un medico che intenda rispettarci ciò che sarà di noi. Un medico umano? O un pazzo facinoroso ultracattolico? Da una persona che non ci ha mai conosciuti dipenderà la fine della nostra vita.


Faccio mie le parole di Beppino Englaro:
"Si tratta di una legge incostituzionale, che va nella direzione opposta rispetto ai principi costituzionali. L'autodeterminazione terapeutica non può incontrare un limite anche se ne consegue la morte, che non ha niente a che vedere con l'eutanasia. Nessuno, nè lo Stato nè un medico può disporre della salute di un cittadino".