«Io voglio un tetto per ogni famiglia, del pane per ogni bocca, educazione per ogni cuore, luce per ogni intelligenza» (Bartolomeo Vanzetti) E' piuttosto ovvio che questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7-3-2001 (ma davvero tocca scriverlo?)
mercoledì 7 settembre 2011
Io sono comunista
Io sono comunista
Perché non vedo una economia migliore nel mondo che il comunismo.
Io sono comunista
Perché soffro nel vedere le persone soffrire.
Io sono comunista
Perché credo fermamente nell’utopia d’una società giusta.
Io sono comunista
Perché ognuno deve avere ciò di cui ha bisogno e dare ciò che può.
Io sono comunista
Perché credo fermamente che la felicità dell’uomo sia nella solidarietà.
Io sono comunista
Perché credo che tutte le persone abbiano diritto a una casa, alla salute, all’istruzione, ad un lavoro dignitoso, alla pensione.
Io sono comunista
Perché non credo in nessun dio.
Io sono comunista
Perché nessuno ha ancora trovato un’idea migliore.
Io sono comunista
Perché credo negli esseri umani.
Io sono comunista
Perché spero che un giorno tutta l’umanità sia comunista.
Io sono comunista
Perché molte delle persone migliori del mondo erano e sono comuniste.
Io sono comunista
Perché detesto l’ipocrisia e amo la verità.
Io sono comunista
Perché non c’è nessuna distinzione tra me e gli altri.
Io sono comunista
Perché sono contro il libero mercato.
Io sono comunista
Perché desidero lottare tutta la vita per il bene dell’umanità.
Io sono comunista
Perché il popolo unito non sarà mai vinto.
Io sono comunista
Perché si può sbagliare, ma non fino al punto di essere capitalista.
Io sono comunista
Perché amo la vita e lotto al suo fianco.
Io sono comunista
Perché troppe poche persone sono comuniste.
Io sono comunista
Perché c’è chi dice di essere comunista e non lo è.
Io sono comunista
Perché lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo esiste perché non c’è il comunismo.
Io sono comunista
Perché la mia mente e il mio cuore sono comunisti.
Io sono comunista
Perché mi critico tutti i giorni.
Io sono comunista
Perché la cooperazione tra i popoli è l’unica via di pace tra gli uomini.
Io sono comunista
Perché la responsabilità di tanta miseria nell’umanità è di tutti coloro che non sono comunisti.
Io sono comunista
Perché non voglio potere personale, voglio il potere del popolo.
Io sono comunista
Perché nessuno è mai riuscito a convincermi di non esserlo.
(Nazim Hikmet)
Che dici?
io
Sciopero Generale
Cose belle dello sciopero:
- fare il corteo con la solita amica-di-corteo, una certezza che dura da anni.
- incontrare Luz e Gap (che mi appiccica l'adesivo sulla schiena perché dice che tutta vestita di nero sembro un bacarozzo)
- le maestre che vengono in piscina con me, che manifestano incazzatissime e che mi riconoscono subito
- Susanna Camusso che ci ricorda che "politica" non è una parolaccia, ma una cosa alta
- le pensionate che scendono in piazza arrabbiate, ma sempre eleganti
- i tassinari che aprono il corteo, dimostrandomi così che mia madre non mi raccontava bugie
lunedì 5 settembre 2011
Buon inizio, Vivi.
Quando mia cugina Vivi è nata, a scuola c'era un'assemblea. Tra gli ospiti spiccava Gasparri e io non vedevo l'ora di contestarlo e dare sfogo al mio disprezzo. Solo che il cesareo è programmato e quindi alla seconda ora sono uscita per correre in ospedale.
Mentre scappavo col casco già in testa però Gasparri l'ho beccato e un paio di cose al volo (letteralmente) sulle scale sono riuscita a dirgliele. Ha farfugliato qualcosa sull'idea di democrazia che hanno quelli di sinistra o qualcosa del genere.
Ho raccattato -sempre al volo- mio cugino e siamo andati a vedere l'ultima di casa.
In ospedale c'è stato il tipico show della nostra famiglia: mia zia è uscita dalla sala operatoria salutando manco le avessero appena dato l'oscar e dicendo qualcosa su E.R., Nonna piangeva (e pure mamma e pure zia e pure qualcun altro) e il neo papà notava fiero come la linea sul palmo della mano fosse identica alla sua.
Comunque, oggi Vivi ha cominciato la Quarta Ginnasio proprio in quel liceo.
Io quel posto l'ho odiato davvero, ma allo stesso tempo conosco bene le cose positive di essere in un liceo "storico", per quanto pieno di stronzetti e figli di papà.
In fondo è stato grazie a quell'ambiente se ho potuto stringere la mano a Curzi, abbracciare Ingrao e conoscere il lavoro delle Donne in Nero.
Ed è grazie ad alcuni professori che ho incontrato che ora sono così. Il prof. R. mi ha insegnato l'amore per la filosofia, la prof. M. mi ha insegnato come non voglio essere (stronza come lei, per intenderci) e perfino quella merda della G. mi ha insegnato qualcosa: mai parcheggiare il motorino davanti scuola se i tuoi studenti ti odiano.
Vivi è fomentatissima, un po' come ero io il primo giorno di scuola.
E' tutto bello, tutto nuovo, enorme.
Una volta un tizio, mentre parlavamo del mio odio per quel posto, mi disse che avrei ricordato quegli anni come i più belli della mia vita.
Non è stato così, ma spero che lo saranno per lei.
Daje, Vivi!
Mentre scappavo col casco già in testa però Gasparri l'ho beccato e un paio di cose al volo (letteralmente) sulle scale sono riuscita a dirgliele. Ha farfugliato qualcosa sull'idea di democrazia che hanno quelli di sinistra o qualcosa del genere.
Ho raccattato -sempre al volo- mio cugino e siamo andati a vedere l'ultima di casa.
In ospedale c'è stato il tipico show della nostra famiglia: mia zia è uscita dalla sala operatoria salutando manco le avessero appena dato l'oscar e dicendo qualcosa su E.R., Nonna piangeva (e pure mamma e pure zia e pure qualcun altro) e il neo papà notava fiero come la linea sul palmo della mano fosse identica alla sua.
Comunque, oggi Vivi ha cominciato la Quarta Ginnasio proprio in quel liceo.
Io quel posto l'ho odiato davvero, ma allo stesso tempo conosco bene le cose positive di essere in un liceo "storico", per quanto pieno di stronzetti e figli di papà.
In fondo è stato grazie a quell'ambiente se ho potuto stringere la mano a Curzi, abbracciare Ingrao e conoscere il lavoro delle Donne in Nero.
Ed è grazie ad alcuni professori che ho incontrato che ora sono così. Il prof. R. mi ha insegnato l'amore per la filosofia, la prof. M. mi ha insegnato come non voglio essere (stronza come lei, per intenderci) e perfino quella merda della G. mi ha insegnato qualcosa: mai parcheggiare il motorino davanti scuola se i tuoi studenti ti odiano.
Vivi è fomentatissima, un po' come ero io il primo giorno di scuola.
E' tutto bello, tutto nuovo, enorme.
Una volta un tizio, mentre parlavamo del mio odio per quel posto, mi disse che avrei ricordato quegli anni come i più belli della mia vita.
Non è stato così, ma spero che lo saranno per lei.
Daje, Vivi!
Che dici?
io
Paese che vai, borsa che trovi
Alcuni compagni si sono accampati davanti alla Borsa a Milano.
E la prima cosa che ho pensato è stata questa
E la prima cosa che ho pensato è stata questa
venerdì 2 settembre 2011
Comunicare.
Stamani pensavo alle reazioni di molti miei amici (maschi) davanti a quella che tempo fa hanno chiamato "deriva femminista".
L'ultima, per ora, quella di R., che ha commentato così un aricolo su Boobs & Bloomers che ho postato su faccialibro: ma la smetti de fa' il lesbicone riot?
Ora, sono certa che non fosse nelle sue intenzioni insultarmi (che poi per quanto mi riguarda "lesbica" non è un insulto, tanto per dire), ma trovo indicativo il fatto che per farmi sapere che le mie parole sulle questioni di genere non lo interessano o forse sono troppe, non abbia potuto evitare di usare il termine "lesbica" in chiara accezione negativa.
C'è evidentemente un problema a monte e credo che sia facilmente rintracciabile nei modi della comunicazione.
Quante volte avete letto su un giornale o sentito al TG la parola "femminicidio".
Mai, immagino.
Eppure è la parola che serve per dire che "una donna è morta ammazzata per mano di un uomo".
Il reale viene negato attraverso la rimozione della parola stessa che serve per dirlo.
Certo, non si può nascondere il fatto che la signora X è stata ammazzata dal marito, il signor Y, ma si cercheranno altri modi di raccontare.
Il signor Y non sarà un femminicida, ma un uomo "geloso", magari "cupo", forse "ossessionato" o anche "succube", "vessato", "respinto", "lasciato".
Forse si racconterà di come ha giocato tutti i risparmi al videopoker, di come ha perso il lavoro, quasi che la disoccupazione o la dipendenza dal gioco potessero essere un alibi.
La vittima, poi, sarà probabilmente descritta come una donna "forte", una che "aveva in mano le redini della famiglia", una che "pretendeva molto", una che "l'ha provocato".
Insomma, una colpevole di essere stata uccisa.
Tutt'altra storia quando l'assassino è straniero e la vittima "una di noi".
In quel caso lui sarà un "mostro", un "bruto", un assassino crudele, senza cuore, che non si è fermato davanti alla Maria Goretti che lo implorava di lasciarla vivere, davanti alla brava madre di famiglia, alla moglie amorevole, alla donna per bene.
Qualità che a nessuna donna ammazzata dal marito, compagno, padre, fratello in un "raptus inspiegabile", è dato di possedere.
La continua negazione, il cercare altre parole, altri modi per dire il femminicidio, sono evidentemente così radicati nel comune sentire, che chi usa questa parola o è un "lesbicone riot" o una "femminista" (dove il termine ha chiaramente un'accezione totalmente e inequivocabilmente negativa).
Quindi ecco che in qualche modo viene screditata e minimizzata qualsiasi cosa diremo e faremo: schierarsi apertamente e usare le parole corrette, sembra essere una colpa, un attacco al "gruppo", qualcosa che immediatamente ti porta fuori, in un posto che gli altri vedono come ostile, inospitale.
Il problema, dicevo, è a monte: quante volte da quando possiamo ricordare, ci siamo sentite dire "non puoi farlo perché sei femmina"?
Ormai abbiamo talmente interiorizzato un certo tipo di comportamenti, che il nostro stesso modo di comunicare risulta è infettato.
Si deve allora partire da noi, con la ricerca di un nuovo linguaggio che condanni ogni giorno e senza distinguo qualsiasi atteggiamento e stereotipo sessista.
Ci sto provando e mi accorgo con orrore che spesso devo fermarmi per non dire di uno stronzo che è un "figlio di puttana".
Il cambiamento passa anche da qui, credo, e questo può essere un primo passo.
Partire da noi, sradicare e combattere ogni residuo patriarcale ovunque lo incontriamo.
Solo così, credo, potremmo cominciare a comunicare in maniera diversa.
Forse, allora, non ci diranno più che siamo censoree e bacchettone se denunciamo atteggiamenti sessisti in politica, in televisione, sui giornali, sui cartelloni pubblicitari.
E magari più in là si smetterà di usare il termine "femminista" come fosse un insulto ogni volta che diciamo che quando una donna è ammazzata da un uomo si chiama "femminicidio" e che se novantasei donne vengono ammazzate in nove mesi vuol dire che c'è in atto una guerra contro ciascuna di noi.
Ah, la sola cosa che un maschio può fare e una femmina no, è scrivere il proprio nome sulla neve pisciando.
Forse...
Che dici?
bollettino di guerra,
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sessismo
giovedì 1 settembre 2011
Ordine pubblico.
Secondo questo "giornalista" la comunità LGBT è un problema di ordine pubblico.
E' la solita vecchia storia del "purché lo facciano a casa loro".
'sto tipo ha un nome e un cognome. Ed esiste un ordine dei giornalisti cui si dovrebbe scrivere, perché omofobia, razzismo e sessismo fanno schifo e forse sarebbe il caso di dirlo ad alta voce.
Sono persone come queste ad essere un problema di ordine pubblico.
AGGIORNAMENTO!!
Che dici?
LGBT,
omofobia,
omosessualità,
razzismo,
sessismo
Basta.
Ancora.
Un tizio ha segregato, picchiato, seviziato, torturato per settimane la compagna e i nostri simpatici media titolano così:
Dramma della gelosia.
C'è davvero bisogno di dire altro?
O lo vedete da soli quanto è pericoloso e colpevole scrivere che un uomo che tortura una donna lo fa perché è geloso?
O riuscite ad aprire il cervello quel tanto che basta per capire che continuare a non chiamare le cose con il loro nome vi rende complici di questo torturatore?
Dall'inizio dell'anno sono morte novantasei donne. NOVANTASEI donne sono state uccise in Italia in 9 mesi.
Sfortunate, poverine. Avevano mariti gelosi, padri violenti, amanti che non sapevano rassegnarsi.
E soprattutto vivevano in un paese che ogni giorno nega la violenza di genere, che ogni giorno trova alibi al femminicidio.
Che dici?
bollettino di guerra,
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femminicidio,
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