martedì 14 giugno 2011

Gli stereotipi sono noiosi


Uno dei miei problemi con gli stereotipi di genere è che li trovo -anche- terribilmente noiosi e fuori moda.
Insomma, basta con le bionde che sono sceme, con le sise che ottundono le sinapsi, con le femministe che sono cozze e non fanno sesso, con le donne di potere che "sono peggio degli uomini, molto più stronze e poi chissà a chi l'hanno data per arrivare fin lì".

Ma non vi siete stufati? Sono trent'anni che sento sempre le stesse cose. Basta!

Ormai certi modi di dire, di fare e di pensare sono stati assimilati, al punto che per protestare contro la segretaria del più grande sindacato italiano, non si riesce ad evitare l'accostamento del  suo nome alla richiesta di sesso e noi che siamo state in qualche modo felici di leggere dell'espulsione dei "contestatori" veniamo -come al solito- accusate di non aver colto l'ironia e di essere delle noiose bigotte.
Per la cronaca: non c'è niente di ironico nella continua allusione sessuale, nello svilimento della figura femminile. E non è necessario essere femminista per capirlo. Basta un cervello, un po' di educazione e il rispetto per l'altro.

Prendiamo ad esempio la faccenda DSK, con giornalisti che dicono che le cameriere che protestavano erano "
immolestabili" in quanto cozze. Come se poi bastasse essere un cesso per evitare le molestie... vabbè. E le decine di articoli che cercano di screditare "la cameriera di colore", donna senza nome, cercando di renderci simpatico un presunto stupratore solo perché ricco e potente.
Altro stereotipo: il riccone non ha bisogno di stuprare, lui il sesso può pagarlo. E poi quella ci stava, dove si è mai vista una cameriera che non ci sta? E le donne che protestano lo fanno perché nessuno le guarda mai.

C'è stato un  simpatico giornalista di uno dei quotidiani più venduti, che scrivendo dell'odioso omicidio di una ragazzina, non ha trovato di meglio che insultare un'altra ragazza e tutte quelle che non rispondono ai suoi esigenti canoni estetici e che osano innamorarsi del bello del paese anche se hanno il collo taurino e le "
braccia da camallo".
Gli ho scritto, provando a spiegargli la pericolosità di quel tipo di stereotipo, ma niente, mi ha ignorata.

Ci sono poi decine di uomini che girano per blog e profili facebook per far sapere alle donne quale sia il loro illuminato pensiero sulle questioni che le riguardano. Ed è tutto un commentare, giudicare, "insegnare".
E quindi capita che mentre chiedi alla gente di dare un piccolo segnale di solidarietà alle
donne saudite non riescono a non spiegarti come le donne "non facciano niente per le donne", di come abbiano bisogno di una "donna-feticcio" per protestare, perché altrimenti ne sono incapaci. O che mentre tu chiedi una foto in macchina ti rispondono con un fantastico "forse anche la donna che poche settimane fa si è presa la vita di un bambino di cinque anni, forse anche lei guidava con Malan?" (il nome l'ha scritto male lui, io ho fatto copia&incolla) per poi attaccarti infiniti pipponi pseudoambientalisti che la sola cosa che ti fanno venire in mente è comprare un lanciafiamme e devastare prati e fiori.
O magari quelli che ti vogliono "liberare dai tacchi a spillo altissimi, perché a noi maschietti non piace".
Ancora stereotipi: donne nemiche delle donne, donne incapaci di prendere iniziative politiche, donne che vivono la loro vita per piacere ai "maschietti" (termine peraltro uscito dalla tastiera di uno che potrebbe essere mio padre e quindi mi fa ancora più senso).

Ci sono giornali che ovviamente non leggeresti mai, ma che in giorni come questi, mentre stai ancora festeggiando il referendum non puoi evitare di aprire e che ti
consigliano siti per l'uomo che deve "riprendersi la vita!", che non possono fare a meno di accoglierti con un sedere in primo piano, stereotipizzando stavolta non solo te in quanto donna, ma anche il "maschio", che evidentemente non è altro che un demente che sbava guardando culi&tette.

E poi le pubblicità, i programmi televisivi, i cartelloni che invadono le strade: donne nude, doppi sensi che manco i film di Alvaro Vitali, insulti più o meno velati...

Non vi siete annoiati a morte? Non pensate che sia ora di buttare via questi stereotipi?
Di reagire in qualche modo?
Io non ne posso più e per quel che mi riguarda, continuerò a denunciare tutto questo.

Di formiche e pizzardoni


Ieri in piscina mi sono fermata a parlare con alcune maestre di due asili nido comunali di zona. Non una zona "da ricchi", ma nemmeno una  periferia sperduta nel nulla.


Una di loro mi ha raccontato che qualche giorno fa avevano deciso di portare in giardino i bambini, molti dei quali praticamente ancora non camminano, e di come i questi fossero stati assaliti dalle formiche.

"Lo sai che c'hanno detto al Municipio quando li abbiamo chiamati per la disinfestazione? Che non c'hanno i soldi!"

Resto senza parole quel tanto che basta per ricordarmi (e raccontare alle maestre inviperite) del favoloso
restyling dei pizzardoni: nuovo nome, nuovo stemma, nuove divise, nuovi adesivi sulle vetture e non posso fare a meno di pensare che forse i soldi spesi per la "nuova identità visiva" della municipale avrebbero potuto essere investiti diversamente.


 

Insomma, a Roma Capitale, vanto per tutti noi (?) mancano i soldi per i nidi comunali.
Non che la cosa mi stupisca: è stato pur sempre il SindacoDegliAltri a
dire "È evidente dunque che il comune di Roma non aprirà più asili comunali, ma potenzierà il privato sociale"
Dopo tutto, cosa potevo aspettarmi da uno che decide di delegare ai privati una cosa fondamentale come gli asili nido?



lunedì 13 giugno 2011

Finesettimana


Nina
























Tutti i miei meravigliosi progetti per il fine settimana sono andati affanculo causa "operazioneimmediatanonperdiamotempo" della Cana Nina.

Invece di indossare i miei jeans stile
cugina Daisy, una sobria canotta nera, gli occhiali a cuore rainbow e soprattutto la borsa con la macchina fotografica, mi sono fiondata nella casa paterna per accompagnare il genitore e l'ignara Nina dal veterinario.

Mentre il tipo apriva, asportava, puliva e cucina, mi sono fatta un giro per Trastevere con A., facendo finta di non stare rosicando per la mancata presenza al pride (il terzo che mi perdo dal 2000, maledizione) e dall'operazione dell'adorata pelosa.

Comunque, ritorniamo a operazione finita: Nina è strafatta di anestesia, sbava e si lamenta, ma piano piano riusciamo a farla uscire sulle sue zampe dal'ambulatorio e ci accomodiamo in sala d'aspetto per farla riprendere.
Nonostante i millemila gradi, l'amore che la cana nutre per me (e il terrore, presumo) le fa credere che mettersi in mezzo alle mie gambe sia la cosa più giusta da fare. Quindi mi siedo, la coccolo, le parlo e aspetto.

Una ragazzetta entra di corsa.
E' affannata, rossa in viso, nervosa.
Chiama qualcuno al cellulare: "questo è pazzo, mi sta seguendo! Mi segue dal portone, ora sono dal veterinario... io non so come fare, chiamo i carabinieri".
"Porcazozza!!" penso io.
Intanto A. e mio padre si alzano e in silenzio si mettono davanti alla porta, tipo buttafuori, ma con una massa muscolare decisamente meno adeguata al ruolo.

Dopo qualche secondo arriva un ragazzo tracagnotto, che chiede alla ragazza, ancora parecchio nervosa, di uscire un attimo per parlare.
Lei, in inglese, dice che non vuole parlargli, che la deve lasciare stare.

A. fa la faccia truce e si ferma davanti alla porta, mio padre chiede "qual è  il problema".
Lei mi dice che ha paura, che non vuole uscire e io le dico di restare dentro, di sedersi vicino a me e che avremmo dovuto chiamare la polizia.

Lui: "Esci un attimo, voglio chiarire"
Lei: "I don't wanna talk to you! Go away!"
Lui: "Io ti ho prestato 100 €! Mi devi ridare i 100 € che ti ho dato per comprare i vestiti di Zara!"
Lei: "Tu sei pazzo"
Papà: " Mo' calmati, dice che non vuole parlare, lasciala stare. Vattene, no?"
A:: -sguardo truce-
Io:<porcazozza!> "Stai tranquilla, non devi uscire."
Lui: "Ma le ho dato 100 €!"
Lei: "Go away!"

Si alzano i toni di voce ed esce il veterinario, che nel frattempo ha preso in sala operatoria un volpino che si è rotto la zampa facendo le feste alla padrona.

Vet: "OH! Facciamo silenzio? Io sto operando un cane di là"
E comincia a parlare col tizio, che da qualto ho capito ha un negozio da quelle parti e si conoscono e sembra riuscire a calmarlo.

Il tempo di distrarci un secondo e la ragazza scatta fuori dalla porta e prende un fugone che manco Bolt e scompare dentro Trastevere.

Lui: "Mi devi 100€! Chiamo la polizia!!"

Lei non si vede più, lui torna da dove è venuto, sotto lo sguardo attento di A.


Domenica mattina mi alzo per andare a votare.
Ma poi voglio andare al mare.
Quindi vado a votare con la borsa degli asciugamani.

Io: "scusi, posso lasciare la borsa qui?"

Carabiniere1: "Perché?"
Io: "O_o Perché è troppo ingombrante e dentro faccio casino"
C1: "ma che c'è dentro?"
Io: "la roba del mare"
C1: "Perché?"
Io: "O____o"
Carabiniere2: "certo che la può lasciare"

Mollo la borsa e mi metto in fila, con la solita paranoia pre votazione: e se mi fanno storie per il documento? e se dicono che non posso votare? e se nella cabina trovo qualche scritta o volantino?

Mentre penso ai mille problemi che mi potrebbero capitare e i carabinieri raccontano storie di vita alla rappresentante di lista, si alza una voce solitaria:

Vecchia: "aho, chiameno sempre l'omini e noi stamo ancora in fila. Voteno più donne. Semo più serie."




 

venerdì 10 giugno 2011

Le donne guidano la rivoluzione

Copio e incollo da Europa e rinnovo l'invito a farvi una foto mentre guidate con Manal e le altre.
Il 17 giugno è vicino.





In Arabia Saudita le donne guidano la rivoluzione



Il 17 giugno signore di ogni età si metteranno in auto per rivendicare il diritto alla patente


Sarà il 17 giugno il giorno che i sauditi ricorderanno in futuro come l’inizio della primavera del regno? C’è una parte della popolazione che lo vorrebbe, anche se per il momento i fatti di casa Saud non sembrano andare in questa direzione. Eppure qualcosa si muove, e da tempo. Lo dimostra la campagna “io guido”, organizzata freneticamente sui social network dalle donne saudite che prevede, appunto per il 17 giugno prossimo, una manifestazione di massa unica nel suo genere: giovani e meno giovani si metteranno tutte al volante per rivendicare il diritto delle donne alla guida, ancora negato nel paese. «Le donne mediamente sono molto più coraggiose degli uomini e da tempo stanno dimostrando questo coraggio sfidando i divieti imposti dai vertici sauditi – dice l’attivista Mohammed al Qahtani – non mi sorprenderebbe se avessero un ruolo determinante nella nostra battaglia per le riforme », conclude lasciando intendere che proprio le donne potrebbero essere, come lo sono già state in Tunisia e in Egitto, l’elemento trainante del cambiamento futuro.
Solo qualche tempo fa un cable di Wikileaks, citando fonti statunitensi a Riyadh definiva l’Arabia saudita «la più grande prigione per donne al mondo».
Una definizione del tutto calzante, visto che i divieti al femminile nel più ricco paese del Golfo sono infiniti: vietato uscire di casa o viaggiare senza l’autorizzazione del “guardiano” maschio – sia egli il padre, il marito o il figlio –, vietato recitare in teatro, vietato votare, vietato stare al volante. «Permettere a una donna di guidare significherebbe provocare un miscuglio di generi che metterebbe la donna in serio pericolo, e porterebbe al caos sociale», recita una fatwa (precetto religioso) che risale al 1991. Tanto basta per vietare il rilasciare della patente alle signore, costringendole a mettere mano al portafoglio e pagare un autista quando possibile, e a implorare per un passaggio i maschi della famiglia quando no.
Shaima Osama ha 33 anni e una grave carenza di vitamina D. Ha trascorso la sua vita elemosinando passaggi in automobile per poter arrivare all’ospedale di Jeddah, dove vive, e ricevere la sua iniezione.
Fino al mese scorso. Quando stufa e indispettita per non aver trovato nessuno disposto ad accompagnarla, ha deciso di fare a modo suo. Le mani sul volante, e via. Arrestata sulla strada del ritorno, è stata liberata qualche ora dopo. Prima di lei un’altra signora ultrasettantenne era stata fermata nella città di Bisha, nel sudovest del paese: costretta a rilasciare una dichiarazione in cui ammetteva di aver sbagliato, è stata poi rilasciata. Stessa sorte all’attrice Wajanat Rahabini, fermata in una strada di Jeddah. Sono solo alcuni esempi delle decine di donne che quotidianamente sfidano le autorità e si mettono alla guida, incoraggiate anche dalla campagna nata su Facebook. Molte postano i video che le riprendono mentre guidano sul web, altre vengono arrestate e rilasciate dopo un presunto pentimento.
Come è accaduto alla giovane Manal Sharif, la ventisettenne che ha dato il là al movimento. Arrestata alle tre del mattino del 22 maggio scorso per aver caricato su YouTube il suo filmato, è stata rilasciata ben nove giorni solo dopo una dichiarazione di marcia indietro che ha tutto il sapore della costrizione.
Se Manal il 17 giugno non sarà in strada, le altre donne promettono però battaglia. Una guerra che a dirla tutta è iniziata da tempo – casi sporadici di donne al volante si registrano anche nel passato recente – ma che oggi, con il profumo dei gelsomini e il vento delle piramidi alle porte, assume tutto un nuovo senso per Riyadh. Il significato di un bisogno di cambiamento e di risposte concrete ai problemi atavici del regno: corruzione, disoccupazione, disuguaglianze.
La scelta di fronte a cui si trova il regno saudita lascia poche possibilità: reprimere per l’ennesima volta le rivendicazioni di libertà e giustizia rischiando di arrivare a un punto di non ritorno o allentare la presa, rischiando la dura reazione dei tradizionalisti? Fino ad oggi la posizione dei Saud è stata chiara: temporeggiare così da mantenere lo status quo. Da qui le generose elargizioni economiche (salari più ricchi, concessioni ai meno abbienti, qualche soldo pure alle organizzazioni religiose, che non si sa mai), ma per quando il denaro sarà la risposta sufficiente? «Non c’è nulla di sbagliato nel permettere alle donne di guidare – scriveva la settimana scorsa il direttore del quotidiano Asharq al Awsat – ma la situazione deve essere trattata con cautela». E via con la proposta di un comitato, del resto il regno è pieno di comitati che analizzano e valutano senza mai decidere. Un comitato che potrebbe considerare l’ipotesi «di permettere per ora la guida a donne di una certa età», proseguiva il direttore. Lo stesso schema che si ripete all’infinito: indulgenza e compiacenza. Insomma, sì alle riforme, ma a tempo debito, e per favore senza troppa confusione.
Come è successo con la farsa del voto rosa. Durante le municipali del 2005 le donne non furono escluse per legge ma da presunte «difficoltà amministrative », non c’era stato sufficiente tempo per organizzare seggi separati, si disse. Le prossime consultazioni andranno diversamente, fu quindi promesso.
Le votazioni del 2009 sono state rinviate al prossimo settembre, ma del voto alle donne nessuna traccia. Qualche giorno fa la decisione della Shura che chiede al ministero degli affari municipali di prevedere misure per «includere le donne nelle elezioni locali». «Semplici raccomandazioni generali – si affretta a precisare il portavoce della Shura – niente a che vedere con le elezioni che si svolgeranno quest’anno ».
D’altra parte l’Arabia Saudita sta usando tutte le sue forze per bloccare il vento del cambiamento nell’intero mondo arabo. Lo ha fatto in Bahrein spedendo i suoi uomini con i fucili in braccio, lo sta facendo, con alcune complicazioni, in Yemen. Ci ha provato in Tunisia e con più successo in Marocco e Giordania.
Con l’Egitto sta tentando la carta del compromesso, e potrebbe funzionare. Perché quindi non dovrebbe farlo proprio in casa sua?


venerdì 3 giugno 2011

Io guido con Manal









17 giugno 2011
Tutte in macchina, moto, bus, bici a dire chiaro e forte che Manal e le altre sorelle non sono sole.

Evento
facebook qui.

Si pensava di farci una foto mentre guidiamo la macchina, il motorino o mentre semplicemente saliamo sul bus, magari con un foglio tipo quello dell'immagine qua sopra (l'ho disegnato io, sono impedita, lo so, ma molto volenterosa), postarle sulla pagina dell'evento e poi raccoglierle in un unico album, che si potrebbe girare all'indirizzo mail dell'ambasciata saudita o sulle pagine dei gruppi che supportano le donne saudite alla guida.




Aggiornamento del 07/06/2011

Siamo oltre i 1000 "parteciperò".
Continuano ad arrivare adesioni e foto e diverse donne arabe mi hanno scritto per ringraziarci del supporto.
Sono elettrizzata, felice, emozionata... e non mi basta mai!




mercoledì 1 giugno 2011

Fonti di ispirazione


Avrete letto la storia di Manal Al-Sharif, la donna saudita che ha sfidato tutto mettendosi alla guida di un'automobile. Si, perché una delle cose più normali, in Arabia Saudita, alle donne è vietata.

Lì le donne non possono guidare né prendere i mezzi pubblici: per muoversi devono chiedere un passaggio a qualche parente ovviamente maschio o pagare un autista.

Ecco, oggi mentre guardavo un servizio su di lei, mi sono messa a piangere, perché quello che per noi tutte è scontato, normale, quasi non degno di nota (guidare, studiare, lavorare, decidere chi e se sposarci, vivere da sole, viaggiare) in troppe parti del mondo non è concesso.

Eccolo il mio Femminismo.
E' nato con le Donne che si sono dette che no, non è normale che qualcosa sia impedito a qualcuno per il proprio sesso e ora continua con altre che si pongono la medesima domanda e che come le nostre sorelle più grandi sanno che la prima risposta è agire. Chiedere diritti, ottenerli, lottare senza delegare la lotta a nessuno. Perché niente giustifica le discriminazioni di genere. Non la legge, non la politica, non la religione.

Manal è stata incarcerata e ora "si è pentita" ed io ho i brividi al pensiero dei suoi nove giorni in carcere. Ho i brividi al pensiero di quello che la aspetta, perché il potere non lascia passare niente senza punizione. Perché il suo coraggio non resterà impunito, non lo permetteranno.

E il 17 giugno guiderò con tutte le donne saudite che stanno alzando la testa, che alzano i toni della loro protesta, che non accettano più di essere considerate meno dei maschi solo perché non hanno il pene.