venerdì 27 novembre 2020

Detto fatto.

Se non capiamo perché il "tutorial" andato in onda su "Detto fatto" (Rai 2), che insegna come fare la spesa coi tacchi sia un problema, siamo evidentemente parte di quel problema.

Non è che "le femministe" impazzite ce l'hanno con la tizia che usava la corsia del supermercato come fosse una "passerella" sui suoi tacchi vertiginosi per qualche assurdo, incomprensibile motivo (qua trovate qualche motivo per cui le femministe hanno evidenti problemi con la sessualità e sono praticamente sempre frigide. O troie, come preferite).
Il problema di quel tutorial -e non è certo cosa nuova-  è la rappresentazione del femminile, sono gli stereotipi, lo svilimento e l'umiliazione continui delle donne, dei loro corpi, dei loro desideri.
Per di più veicolato, ancora una volta, da una rete del servizio pubblico.

Non si tratta di essere bigotte impaurite e scandalizzate dalla sessualità, anzi. Molte di noi passano la vita a ribadire la libertà di ciascuna di essere "indecorosa e libera", di eccitare, di ammiccare, di giocare con la propria sessualità. Ma non sottomettendola necessariamente allo sguardo maschile che vorrebbe indirizzarla verso desideri e immagini che non sono le nostre. Oh, sì, volendo possiamo fare anche questo, consapevolmente e in piena libertà.
Sempre 'sta cosa dell'autodeterminazione e della libertà di scelta che ci sovrasta.

Quando invece la sola rappresentazione delle donne, della loro (nostra!) sessualità e sensualità è fatta a uso e consumo di un mondo intriso di maschilismo, allora no, non ci stiamo.

Sono decenni che i media ci raccontano così. Angeli del focolare, sante, mignotte quanto basta per non essere eccessivamente volgari (qua si potrebbe aprire un capitolo su cosa sia la volgarità). Allora via a minigonne inguinali nei programmi di calcio, tette e culi per vendere qualsiasi cosa, una sessualità fintamente libera, perché non sono mai il nostro desiderio o il nostro sguardo ad essere in primo piano. La nostra sensualità, i nostri corpi, i nostri desideri devono essere sempre a vantaggio del maschile. Questa è la sola narrazione che ci viene offerta, come se non esistesse altro. 

Peggio.

Quando altro c'è si trovano altri modi per sminuirlo, per rimetterlo al suo posto. Allora alla Rettrice della Sapienza si chiede chi porta a scuola i figli, le ricercatrici sono "le fatine delle cellule", le dottoresse perdono il diritto al cognome, delle sportive ci interessa solo il "lato B", la classifica di quanto sono sexy.

Sminuire, sempre e comunque. Perché il potere, la cultura, l'eccellenza in qualsiasi campo, se è al femminile fa paura, perché rischia di crepare irrimediabilmente un sistema che vuole andare avanti senza donne da un paio di migliaia di anni. Mai protagoniste, solo comparse.

Questo è quello che vediamo ogni giorno, che ogni giorno vedono ragazzine e giovani donne, ragazzini e giovani uomini.
Facile capire che tipo di messaggio passerà.
La donna è un pezzo di carne, deve essere bella, provocante ma non troppo, rassicurante ma un po' porca. Mai troppo intelligente, mai troppo di successo. Che stia al suo posto, insomma. E che non provi a sconfinare. 

Questo è il problema di quel tutorial.
È quello che rappresenta, che racconta.

Donne sempre in cerca di approvazione maschile, donne sempre in mostra, donne sempre sminuite, sempre relegate a ruoli secondari, possibilmente con le cosce di fuori.

Basta, per favore, basta.

Scardiniamo questo schifo. Seppelliamolo sotto la montagna di merda che merita.



giovedì 19 novembre 2020

Cose da mettere in conto.

Ne "Le beatitudini" Rino Gaetano cantava "Beato il sesso libero, se entro un certo margine".

Il margine, stando alle cronache e ai tanti discorsi che si possono sentire in giro, sembra riguardare soprattutto le donne.

Guccini lo spiegava benissimo in "Piccola storia ignobile": "come farai a dirle che nessuno ti ha costretta, o dirle che provavi anche piacere?"

Le donne per bene non possono e non devono provare piacere nel sesso, tantomeno essere disinibite, soprattutto le donne per bene.  

E le maestre.

 

 
Perché se sei una donna per bene (o una maestra) non solo non puoi godere del sesso, figuriamoci fare filmati un po' zozzi col tuo compagno. 

I motivi sono molteplici: innanzi tutto le donne per bene certe cose non le fanno, e poi devi "mettere in conto" che il compagno con cui hai condiviso sesso e filmino potrebbe girare le tue/vostre immagini nella chat del calcetto. Per una "goliardata da uomo", per ridere con gli amici, per bullarsi di quanto sei disinibita, per umiliarti, per punirti.

Se sei una donna devi mettere in conto che la tua vita sessuale potrà non solo smettere di essere privata, ma potrà anche farti licenziare. E la colpa sarà solo tua perché, come è successo a Torino, non era proprio possibile Maestra licenziata per il video hard su Whatsapp al fidanzato | a Torino
credere che una donna per bene, addirittura una maestra facesse certe cose e soprattutto è "intollerabile" che le faccia un che si occupa di bambin*!

Le maestre d'asilo, lo sanno tutt*, certe cose non le fanno. Non fanno sesso, non mandano foto intime ai propri compagni/fidanzati/trombamici. Certe cose te le insegnano proprio all'Università, è tra i primi esami. Niente sesso se sei una maestra. Ché si rischia di turbare i/le bambin*.

E soprattutto i loro genitori, che possono accettare tutto, ma non che una donna libera e che vive il sesso in maniera gioiosa entri in una classe.

Ricordate, amiche, quando mandate le vostro fotine un po' zozze ai vostri compagni/fidanzati/trombamici, dovete "mettere in conto" che tutto potrà finire in qualche chat, su facebook, ovunque in rete. 

Tiziana Cantone, per esempio, si è ammazzata perché "non aveva messo in conto" che la sua vita sessuale sarebbe diventata "virale".

Le centinaia di vittime di revenge porn hanno la vita rovinata perché "non avevano messo in conto".

Ricordate in particolare voi, amiche insegnanti, che i bravi papà, dopo aver visto le vostre immagini, e averle commentate dopo una partita di calcetto, magari dopo essersi fatti una sega, potrebbero mandare tutto alle brave mogli, per "metterle in guardia", perché "non potevo credere che una maestra potesse comportarsi così". 

E potreste perdere il lavoro. E chiaramente sarebbe solo colpa vostra, che vi ostinate a credere che certe immagini debbano restare tra voi e la persona cui le avete mandate. Mi chiedo come possiate essere così sprovvedute e ingenue, amiche mie.

La mia speranza è che la maestra di Torino faccia quello che nel gergo leale si chiama "culo a strisce" a tutte e tutti le/i protagonisti di questa storia. Nessuna/o esclusa/o.


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mercoledì 18 novembre 2020

Tipo Magda

Mi sento come Magda. 

Non ce la faccio più.

Il licenziamento, il lavoro che  non trovo, la pandemia, tutto.

Sono esausta. 

Stare a casa senza uno scopo.

Studiare per un concorso che non vincerò mai.

I bambini che mi monopolizzano, la solitudine, l'ansia.

Non avere tempo per le mie cose, la piscina, il cinema, la birra delle 18 al pub sotto casa, le amiche (sì, lo so, è cosa comune in questo periodo).

Sono esaurita, mi sento vuota, stanca, triste.

Passerà.

Passerà?