Come spesso mi succede sono di nuovo chiedermi cosa sia a spingere certi maschi ad
affannarsi tanto per spiegare come dobbiamo essere noi donne, come dobbiamo
comportarci per non tradire la nostra "indole" e la nostra "natura", quali siano i modi, le parole e i pensieri che dobbiamo avere per essere davvero donne, in primo luogo ai loro occhi.
Me li immagino, poveri, mentre faticosamente cercano le parole
adatte per illustrarci in modo semplice, chiaro e finalmente definitivo quale sia
la nostra "femminilità naturale", come la chiama sagacemente Luca Gritti nel suo "L'altro femminismo", e soprattutto
quali siano le istanze che possiamo portare avanti senza dimostrare una volta
ancora che in fondo si tratta sempre e solo di invidia del pene.
Prendendo come spunto la Women’s
March, Gritti cerca di dimostrare come "l'allarmismo un po' isterico" (isteria. Ah, che novità) e la "retorica stantia" del femminismo non conducano ad altro che ad
un "machismo a la reverse" (in pratica il famoso
maschilismoallincontrario, che però in francese suona effettivamente molto meglio) e
per dare sostanza alle sue parole arriva a scomodare Woolf e Aleramo, che considera sue alleate contro le "confuse astruserie
ideologiche" al cui altare verrebbe rinnegata la sopracitata "femminilità naturale".
Woolf e Aleramo, è vero, ci dicono che non dobbiamo imitare gli uomini, che il pensiero e la letteratura delle donne devono essere, appunto, femminili, in quanto nostra espressione e prodotto delle nostre menti e dei nostri cuori di donne.
E il femminismo, piaccia o no, ci ha insegnato che le donne sono tante, che siamo diverse, che ognuna ha le proprie idee, i propri pensieri, i propri modi che in nessun caso possono essere incasellati in quella non ben specificata "femminilità naturale" che tanto sembra ossessionare certi uomini.
Non c'è senso di inferiorità e non c'è scimmiottamento: non è roba che ci interessa. Siamo parecchio oltre.
Spiace dover far presente a Gritti che non
sta dicendo niente di nuovo, niente di “dissidente” (si chiama così la rivista su cui scrive: L'intellettuale dissidente) o di scomodo, ma che
anzi sta viaggiando in grande compagnia sui binari del più trito degli stereotipi, per il quale il femminismo insegnerebbe alle donne a comportarsi come i maschi, a copiarne le dinamiche, a imitarne i comportamenti (per bieca
promozione personale rimando al mio elenco in continuo aggiornamento sugli
stereotipi e i luoghi comuni su femminismo e femministe).
Il femminismo, cui se non altro qui pare essere riconosciuto
il merito di aver "consentito a sempre più donne di guadagnare autonomia ed indipendenza
economica dagli uomini", ormai sarebbe nient’altro che un'ideologia "insensata e incomprensibile",
che si allontana dalla sensibilità
e dall'indole della maggioranza del gentil sesso", con la
sua "volontà di sottrarre alla donna le sue caratteristiche più proprie
attribuendole caratteri e modi maschili".
In tutta onestà io non so bene quali sarebbero le
mie caratteristiche più proprie ed è un peccato che, mentre ci chiama "gentil sesso", Gritti non sia riuscito a trovare un attimo per spiegarci quali sarebbero le nostre caratteristiche più proprie.
Io ci provo a capire quale debba essere la mia
indole in quanto rappresentante del gentil sesso, io voglio tantissimo evitare
di “scimmiottare” gli uomini, ma da sola proprio non ci arrivo.
Ho chiesto lumi su Twitter al diretto interessato (o quantomeno all'account della rivista per cui scrive), ma mi è stato risposto che per spiegarmi certe cose non basterebbero "10 anni di analisi, figuriamoci 140 caratteri".
Mi sa che il problema è che sono obnubilata dalla fica e quindi non ci arrivo.
Io giuro che ce la metto tutta, ma non riesco in alcun modo ad afferrare una volta per tutte quali siano le mie caratteristiche più proprie in quanto donna.
Io, per dire, non sapevo che pretendere di essere trattata alla pari degli uomini, pretendere i loro medesimi diritti e doveri, pretendere di non vedermi negato nulla perché non ho un pene fosse attribuirmi “caratteri e modi maschili”.
Davvero, io non lo sapevo.
Se ho sbagliato e mi sono allontanata dalla mia vera natura di gentil sesso chiedo scusa e cercherò di imparare e di lavorare per avvicinarmi sempre di più alla mia "femminilità naturale".
hai un corpo di donna e nella mente sai di essere una donna? Quindi sei una donna cisgender per essere esatti (altrimenti se la tua identità di genere non corrisponde al tuo sesso biologico sei un uomo transgender), sei una donna a prescindere da come ti vesti, dal tuo look o da come ti comporti, sei una donna se sei dolce e sei una donna se sei aggressiva, se porti pantaloni e se porti la gonna, non importa, non influisce sul tuo essere donna. Tutto il resto è fuffa.
RispondiEliminaCi sono infiniti modi di essere uomini e donne e di esprimerlo nel look tanti modi quanti sono gli uomini e le donne nel mondo, modi più frequenti statisticamente e modi meno frequenti ma in ogni caso genuini e liberi.
Per me è fuorviante anche parlare di donne che "si comportano come uomini", una donna resta donna in qualunque modo si comporti o scriva, idem per un uomo