Ha ragione l'avvocato del fascista assassino di Emmanuel Chidi
quando dice che "scimmia" viene detto ovunque, in tv e in Parlamento
come se fosse una cosa normale e che quindi c'è poco da stupirsi se una persona
con "livelli culturali non elevati" si sente in diritto di usarlo.
Certo, per lui è una strategia difensiva come un'altra, un po' come il tizio che dopo aver ammazzato la moglie disse "c'ho avuto il raptus perché ho problemi sul lavoro" o il tassista stupratore che ha avuto il raptus pure lui. Magari a furia di parlare di "livelli culturali non elevati " ci scappa uno sconto di pena. O quantomeno si scongiura l'aggravante razzista.
Mica scemi questi assassini e i loro avvocati.
Si guardano intorno, vedono come funziona il paese e agiscono di conseguenza.
Non è roba da femministe annoiate chiedere e pretendere un uso attento e responsabile delle parole.
Se si accetta pacificamente l'uso di un certo tipo di linguaggio, se non ci si interroga sulle conseguenze che ogni parola e ogni frase hanno sulla vita di ciascuna e ciascuno di noi, se si accetta che un politico dica di una sua collega che è "un orango" durante un comizio giustificandolo perché stava esercitando "le sue funzioni di parlamentare", allora non ci si deve in alcun modo stupire o indignare se un tizio si sente in diritto di chiamare "scimmia" una donna in strada e poi ammazzi di botte l'uomo che la difende.
I mandanti dell'omicida razzista e fascista di Emmanuel (non un ultrà, non uno con "livelli
culturali non elevati": un razzista e un fascista) sono allora proprio i vari Salvini e Calderoli, i Grillo che chiamano
"puttana" le avversarie politiche e permettono ai suoi di augurare a Boldrini di
essere stuprata, gli sportivi che chiamano "frocetti" quelli che usano le protezioni in campo e che ce l'hanno con gli "zingari di merda", quelli che "io non sono razzista ma..."
Emmanuel lo avete ammazzato voi. Mancini vi ha solo prestato il pugno.
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